Il precario e l'ufficiale giudiziario, storie dal pubblico, signori del governo, sperate che gli altri non si incazzino

Sul lavoro pubblico se ne son dette tante e se ne dicono tante, oggi abbiamo l'onore delle pagine dei giornali per due casi che ci parlano della realtà concreta. La prima questione potremmo definirla dell'ordinaria pagliuzza d'oro: un lavoratore socialmente utile, mai nome fu più appropriato, costruisce un programma informatico col quale manda giustamente in soffitta i registri di una certa sezione della Corte d'appello di Milano. Licenziato dalla sua azienda, un ingegnere si è ritrovato a lavorare nel celebre ufficio giudiziario e fra il lusco e il brusco, ha messo mano ad un processo di modernizzazione che levati. Come è possibile, una cosa del genere? Il 

   

ministero della giustizia non impiega già certe professionalità? Si che le impiega, ma evidentemente lo fa male, se non gli dici di mettere mano ad una certa cosa, se non compili il modulo giusto, se, se, se, non parte niente. Il ministero della giustizia, ma è così anche altrove, non è in grado di valorizzare il proprio personale, figuriamoci quello che viene dall'esterno, dalla crisi. Si pensa di fare un favore a povera gente licenziata, invece è la povera gente licenziata che fa un favore a te. Ma dobbiamo anche aggiungere un'altra cosa, il lavoratore che ha fatto il programma di informatizzazione è anche bravo di suo, uno così lo devi prendere, non lo devi lasciare andare, lo devi mettere insieme a quelli di ruolo, devi trovare una strada. E' un caso isolato? No non è un caso isolato, ci sono lavoratori di ruolo che fanno molto più di quello che il contratto chiede, ci sono lavoratori precari che nel lavoro pubblico mettono molto di più di quello che prendono. Tutte queste competenze non sono valorizzate e questa mancata valorizzazione lascia lo spazio all'apatia, alla disaffezione che pure sono presenti in tutti gli uffici pubblici. Quello sgarbato, quello che ti tratta come uno scemo, avrebbero meno scuse se l'ambiente intorno a loro, effettivamente, fosse orientato al risultato positivo dell'intera struttura, piuttosto che a compilare pagelline buone per eccitare i brunettiani di turno. Pensiamoci un attimo, ogni volta che si prepara un giro di vite per i lavoratori pubblici la Madia o un suo ventriloquo aggiunge: puniamo i cattivi ma vogliamo premiare i buoni, perché i buoni sono la stragrande maggioranza. Ecco, che avete fatto per premiare i buoni in questi anni? Avete fatto i contratti per i buoni? Li avete riqualificati? Ditecelo così lo capiamo anche noi e i cattivi possono morire d'invidia. L'altro caso di cui brevemente parlerò riguarda i maledetti ufficiali giudiziari. Uno di questi figuri, a Pesaro ha rischiato di prendersi una fucilata in faccia da un povero vecchio che non voleva essere sfrattato. Il codice non dice come ti devi comportare quando hai di fronte il dolore, non ti dice come trattare i vecchi rimbambiti e disperati, il codice è una mappa ma la mappa non è il territorio. Sul territorio ci sono i lavoratori, anche gli odiati ufficiali giudiziari, impiegati pubblici che rischiano di prendersi una fucilata, perché altre parti del pubblico non sono intervenute. La ASL, il comune, sapevano o no di un vecchio di 75 anni rimasto vedovo e non più in grado di pagare l'affitto? E' un atroce mistero, su cui bisogna mettere le mani in termini di risorse per tamponare i problemi sociali e in termini di idee, di organizzazione dell'intero mondo pubblico come organismo unico che si parla. Queste cose volevo dire, sul lavoro pubblico devono avere voce i lavoratori, i premi e le punizioni devono stare nei contratti, se non c'è la contrattazione non c'è la voce dei lavoratori. E' un problema di risorse? Si. Si stanno cercando? No. E' un problema di idee? Si. Nel governo quella più in voga è trovare il modo di licenziare. Continuiamo con le pagliuzze d'oro a Milano, con gli eroi a Pesaro e sperate che tutti gli altri, precari e di ruolo, non si incazzino.

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