San Valentino e i dipendenti pubblici, caldi baci, languide carezze e tutto il resto.

A san valentino ci si deve avvinghiare selvaggiamente, ritrovarsi sudati ed esausti. Felici, ubriachi, allegri. Non che le festicciole degli innamorati mi abbiano ispirato molto nel corso degli anni, però se capita in quel giorno, unisci l'utile al dilettevole. Ti piace far quadrare le cose che ti succedono con l'oroscopo del giorno, ti metti a discettare di segni zodiacali e piante, di tisane e musica metallica, cercando in ogni modo il punto di contatto che ti legherà con quello o quella che ti piace. Questo il clima del 14 febbraio: ormoni a mille. A san valentino, Susy nostra incontra i candidati 

   

alle RSU dei settori pubblici e della scuola, lo farà a Roma al teatro Brancaccio per tutta la mattinata. Dato il giorno sarebbe stata meglio l'intera serata, i discorsi dei candidati un po' più dolci, la maggiore disponibilità ad ascoltare le altre esperienze, poi la voce impastata e il calore che sale, la voglia di congiugersi e tutto il resto. Detto questo che magari non si è ancora pronti per l'esplosione dei sensi e per gestire il senso di esplosione, deve esser detto che la manifestazione è importante e secondo me è importante anche la data, il giorno degli innamorati. Insieme a Susy nostra ci sarà la segretaria dei pubblici Rossana Dettori e il segretario dei lavoratori della conoscenza Mimmone Pantaleo, hanno una bella gatta da pelare, non bisogna essere invidiosi. Queste elezioni arrivano in uno dei momenti più brutti per il lavoro pubblico e i per i lavoratori pubblici. Dopo la controriforma di Brunetta i successivi governi non hanno inteso modificare quell'architettura, siamo al vecchio punto: il pubblico deve essere fottuto, i dipendenti pubblici devono essere fottuti. Un programma semplice e trasversale, in questi tempi elettorali allora deve essere detto e deve essere chiaro: c'è un sindacato che ha cercato di contrastare questa deriva, la CGIL, direi che i candidati lo diranno e lo diranno pure i segretari che interverranno. Non ci sono i contratti da ormai troppi anni, si dirà che è un diritto, tutti lo diranno, deve esser detto che la CGIL lo ha chiesto con forza. Io, aperta parente, direi che ormai bisognerà pensare ad un piano B per ottenere un contratto e che questo contratto avrà caratteristiche diverse da quelli degli anni passati, chiusa parente. Sarà detto che senza i sacrifici e il senso di responsabilità dei lavoratori i servizi sarebbero già crollati sotto la soglia della decenza, sarà detto e deve esser detto che siamo al punto che non basta più la responsabilità e il sacrificio. Ci vuole un'idea e siccome il governo è interessato solo a come si licenzia, l'onere di fare la proposta spetta a noi. La mia idea è la seguente: quando un cittadino bussa alla porta di un ufficio pubblico deve sentirsi accolto e non respinto. Il governo è d'accordo su questo? Se il governo è d'accordo troviamo le soluzioni. Il modo di rubricare una proposta ne determina anche il senso se le parti sono in buona fede. La riforma Brunetta infatti fu rubricata sotto la voce fottere i pubblici, non poteva andar bene. I candidati diranno che la contrattazione non c'è più, che sui posti di lavoro si trova il dirigente che cerca di fare come gli pare. I candidati parleranno delle difficoltà di relazionarsi col collega che deve fare il lavoro di due, del precario che sta al suo fianco con la paura di essere licenziato, i candidati parleranno del peso del sindacato, del fatto che la forza non è più la stessa. Parleranno del loro orgoglio, del loro esserci dalle prime elezioni, della necessità del ricambio. I candidati hanno ragione come hanno ragione gli innamorati. La contrattazione deve essere ripristinata: su questo si misura anche la natura profonda di un governo se democratico o autoritario, questo lo so si dirà.Misura anche la ragione d'essere di un sindacato. Poi si dirà la cosa più importante: bisogna vincere per dimostrare che l'attacco alla rappresentanza dei lavoratori non è passato, malconci ma in piedi.  Si dirà che bisogna vincere per mantenere una speranza nelle vertenze in piedi, i dipendenti delle province, i dipendenti della croce rossa, i precari della scuola e della ricerca. Vincere le elezioni vuol anche dire che le sentenze europee sul precariato devono essere applicate nel senso della stabilizzazione e non del semplice risarcimento. Vincere vuol dire pensare al perimetro pubblico come una cosa che non si limita ai dipendenti pubblici ma a tutti quelli che svolgono una funzione pubblica. Si dirà e deve esser detto che sotto lo stesso tetto deve esserci lo stesso contratto, non serie A e serie B, C, D. Infine si dirà e spero proprio che lo dica Susy nostra, e poi lo ripeta ogni candidato nel suo posto di lavoro: attenti con chi vi accoppiate, baciate a occhi chiusi, votate ad occhi aperti. 

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