Calderoli, Kyenge. Chi è la scimmia?- di Adamsberg-

Ricordate Cécile Kyenge? E’ stata ministro del governo Letta. Oggi si parla nuovamente di lei, a distanza di tempo, perché Roberto Calderoli, che tempo fa ebbe a definirla un orango, è stato graziato dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere. In Italia qualsiasi procedimento giudiziario a carico di un parlamentare deve essere 

   

preventivamente autorizzato da questa giunta, che valuta il contesto, il merito e la liceità delle accuse mosse al soggetto politico. Chiaramente, questo avviene a tutela delle opinioni espresse dal parlamentare nel libero esercizio delle sue funzioni istituzionali.

Sappiamo che la Giunta ha negato l’autorizzazione a procedere nei confronti del soggetto in esame, accusato di diffamazione e offesa a sfondo razziale a carico dell’ex ministro Kyenge.

Non ci interessa valutare i partiti che hanno sostenuto questa decisione. Non è certo una questione di appartenenza politica.

E’ capitato spesso che qualche politico irriguardoso, preso da eccessivo furore, si sia espresso con epiteti poco lusinghieri o addirittura volgari. Fossimo in parlamento, non sarebbe di nostra competenza entrare nel merito della controversia, ma neppure impedire che quella controversia abbia il suo naturale corso giudiziario, se sussistono le condizioni. Questo è il primo punto della questione. Paragonare una collega ad un orango vi sembra naturale, divertente, scherzoso, umoristico? Rientra forse nella consuetudine dell’esercizio delle prerogative istituzionali di un parlamentare?

Certo, avrebbe potuto paragonarla a una gazzella, una libellula, una pantera, una tigre, una leonessa.

Avremmo capito, e perdonato il suo ardore. Il motivo per cui Calderoli abbia pensato ad una certa tipologia di scimmia, invece, non riusciamo davvero a comprenderlo, e ci dispiace.

Quando un soggetto non ha argomenti per interloquire e confrontarsi civilmente con un altro, lo attacca sul piano personale. Se poi questo attacco prende la forma di un linguaggio scurrile nel significato, o si esprime attraverso epiteti fortemente lesivi della dignità della persona e delle sue origini, allora diventa un’offesa grave, e inaccettabile. La politica non c’entra nulla con tutto questo. E non dovrebbero contare il colore della pelle e il paese di provenienza delle persone.

Pensate a episodi recenti in cui tifosi hanno gettato negli stadi delle banane, in spregio a calciatori stranieri. Cosa hanno generato quei gesti? Violenza. Si tratta di violenza che genera altra violenza, a volte incontrollabile. Vogliamo alimentare ignoranza e violenza con gesti, comportamenti e parole irresponsabili? Si tratta di semplici concetti, che un parlamentare della repubblica non può permettersi di ignorare.

 

 

L’immagine illustrata, opera di Maja Celija, è tratta dal libro di Lev Tolstoj, Il salto, traduzione di Olga Romanova, casa editrice Orecchio Acerbo, Roma 2012.

 

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Commenti: 1
  • #1

    Renato La Manna (domenica, 08 febbraio 2015 19:02)

    Oggi Salvini è andato pure a Palermo per presentare il suo progetto politico, accolto da un'iniziativa non proprio filo-leghista: la "Giornata dell'orgoglio terrone", manifestazione nata su Facebook, ma che ha già inondato le strade di manifesti e locandine per nulla virtuali. Un centinaio di manifestanti si sono radunati nelle vicinanze dell'hotel scandendo cori contro il leader della Lega come "Lega ladrona, Palermo non perdona" e altri slogan, sventolando numerose bandiere con i colori della Sicilia e il simbolo dell'Isola, la Triscele, e vari cartelli con la scritta "orgoglio terrone", "Salvini vattene", "Je suis terun" e "noi non dimentichiamo gli insulti contro la Sicilia". Pure Nino D'angelo si scaglia contro Salvini, che ha usato una sua canzone per la sua campagna elettorale al Sud, "Jamme Ja" cantata da Nino D'Angelo e Maria Nazionale e presentata nel Sanremo del 2010, ha urlato: "Non usi la mia musica per i suoi spot, nessuno lo ha autorizzato". Insomma, che dire di altro.