I papaveri negli occhi di una bambina - di Centesimopasso -

Oggi un amico ha postato su FaceBook una foto, una bambina vestita da Squaw, sua figlia, mi hanno colpito i suoi occhi.

Gli stessi occhi li aveva anche l’altro suo figlio, sicuramente il più giovane tra quel milione di manifestanti dello scorso 25 ottobre.


Ma vi siete mai accorti che gli occhi dei nostri figli si assomigliano sempre? sono sempre gli stessi occhi pieni di 

   

speranza non ancora tradita.

I nostri occhi invece…

 

Ed anche a me, quegli occhi hanno raccontato quelli dei miei figli, caspita…sono identici: lo sguardo, la speranza, la voglia di vita, i sogni ancora interi.

I nostri sogni invece…

 

Ho provato un senso di sfinimento, penso che c’è stato un tempo in cui i miei, i vostri occhi erano come quelli, pieni di sogni e di certezze.

Ma poi… cos’è successo poi? Ci hanno rubato i sogni, ma la cosa peggiore è che ce li siamo fatti rubare senza opporre resistenza.

 

La stessa sensazione ho provato leggendo il brano di un mio amico scrittore, lo so si metterà a ridere leggendo questo, e penserà: “Scrittore io? Ci provo semmai!”, ma lui lo sa, è bravo, “I ragazzi di Prévert” (a proposito…troverete quel brano al link

http://www.ilsettemezzomagazine.it/i-ragazzi-di-prevert/ ). Rileggo quelle parole senza tempo de “I ragazzi della notte” di Prévert: “…I ragazzi che si amano si baciano in piedi/ Contro le porte della notte/ E i passanti che passano li segnano a dito/ Ma i ragazzi che si amano/ Non ci sono per nessuno/  Essi sono altrove molto più lontano della notte….”

Quei “ragazzi di Prévert” che … sono molto più lontani della notte stessa … siamo noi, anzi … eravamo noi.

Ma poi… cos’è successo poi?

 

Gli stessi occhi ho ritrovato in quelli dei figli di un’amica, tradita da quel famoso contratto sulla mobilità “Giustizia” del 2012 (ma quale giustizia, poi), (quello su cui il mio sindacato, la CGIL, non appose nessuna firma), la stessa cosa non vedo nei suoi occhi né in quelli del marito.

Sicuramente, i miei occhi hanno lo stesso sguardo.

 

Gli stessi occhi che raccontano un sogno tradito li rivedo in un’amica stanca ma non finita dalla vita, accudisce la madre malata a discapito della sua salute e senza pretendere niente in cambio.

 

E poi…occhi di disoccupati che si “arrangiano” come meglio possono, facendo i baby sitter, o le pulizie e, non, piangendosi addosso.

 

Bisogna ricordare gli occhi dei nostri figli a noi stessi per ricordare chi eravamo e cosa sognavamo prima che ci rubasero i nostri sogni, ma la cosa peggiore è che ce li siamo fatti rubare senza opporre resistenza.

 

Ma facciamo una scommessa, ancora un’altra prima di gettare la spugna, proviamo a non dire mai più che noi volevamo cambiare il mondo ma il mondo ha cambiato noi, se no il mondo ci cambia davvero e se ci cambia, non torneremo mai più indietro.

 

Noi siamo ancora quei ragazzi, perché quei ragazzi sono ancora dentro di noi, non facciamoli morire.

 

Se ci crediamo davvero, possiamo ancora provare a far rinascere le viole (io da parte mia preferisco i papaveri!).

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    Annnamaria Cosenza (giovedì, 17 marzo 2016 00:13)

    Dio quanto è bella tutto questo è poesia ,sritto veramente molto bene visto con gli occhi di una bambina .sono molto onorata di averla letta ringrazio Renato la Manna di avermela fatta leggere.che parole sono incantata .!!!!!! Se ci crediamo davvero ,possiamo ancora provare a far crescere le viole (io da parte mia preferisco i papaveri ).questa è poesia anch'io preferisco i papaveri.Grazie Renato La Manna .☺️☺️☺️