La Costituzione, l'indifferenza. - di Centesimopasso -



Comincio a scrivere, ma mi accorgo che tutto quello che c’era da dire in difesa della Costituzione italiana è stato scritto.

Sono state scritte centinaia di migliaia di pagine sulla Costituzione ed in sua difesa.

Ma poi …

Mi accorgo che le uniche parole vere le ha scritte Pietro Calamandrei in un discorso del gennaio 1955 agli studenti di Milano.

Sostanzialmente dice che la Costituzione ci regala delle promesse: libertà, uguaglianza, diritto di esprimere il proprio pensiero, diritto di associarsi, diritto di sciopero, e così via.

Ma affinchè queste promesse vengano costantemente realizzate occorre ravvivarle con il nostro impegno costante.

Calamandrei dice in particolare, che: “…la 

costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno … metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani…”

Ecco, l’indifferenza è il peggior peccato laico che non facciamo e rifacciamo giornalmente.

Indifferenza alla politica, in particolare, Calamandrei aggiunge che molti quando si parla di politica, dicono “…<<La politica è una brutta cosa>>, <<che me ne importa della politica>>: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: <<Ma siamo in pericolo?>>, e questo dice: <<Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda>>. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: <<Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!>>. Quello dice: <<Che me ne importa, non è mica mio!>>. Questo è l’indifferentismo alla politica…”.

“…E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica…”.

Ecco, la mancanza di libertà come asfissia! come senso di angoscia!

Poi, dice “…La costituzione … è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo…”.

Libertà come dignità di uomo: “…Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto che questa è una delle gioie della vita, rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo … che siamo parte di un tutto…”

“…in questa costituzione … c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo,

all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti …”

E, infine: “…Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione…”.

Cosa possiamo dire di più? Niente!

Cosa possiamo fare di più? Non cadere nell’indifferenza politica!

 

(per il testo integrale del discorso di Calamandrei: http://www.calamandrei-vc.it/web/index.php?option=com_content&task=view&id=233&Itemid=124 )

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Commenti: 1
  • #1

    Sandra (lunedì, 11 maggio 2015 14:14)

    E' verissimo, l'indifferenza alla politica è un vero e proprio peccato mortale laico. Una volta si discuteva di tutto dai 14 anni in poi. Si parlava di politica e di problemi più grandi di noi, a volte, ma si discuteva. Adesso invece sembra che i giovani si disinteressano alla politica ed a quello che ci accade. In questo modo facciamo solo il gioco di chi vuole cambiare le cose in peggio.