Corte Costituzionale e contratti pubblici. De Andrè aveva ragione.

    “ La Corte Costituzionale, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate con le ordinanze R.O. n. 76/2014 e R.O. n. 125/2014, ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l'illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato.

La Corte ha respinto le restanti censure proposte.”

Va bene, il giudice delle leggi 

ha stabilito che il blocco della contrattazione per i settori pubblici era fondato su una norma che violava la Costituzione, ha stabilito che le norme che hanno prorogato tale blocco erano anch'esse violatrici della suprema carta, ebbene da tutto questo popò di dispositivo esce fuori che chi ha dato, i lavoratori, ha dato, chi ha avuto, i governi dal Berlusconi/Brunetta al Renzi/Madia, ha avuto. Ma che modo è questo di trattare le cose?

Il comunicato della Corte potrebbe legittimamente leggersi così: è legittimo levare soldi dalle tasche dei dipendenti pubblici per cinque anni, poi caro governo ti devi fermare.

Non mi metterò a disquisire di norme, pandette, commi e sacri principi, non ne ho bisogno ho letto il comunicato, la pietra tombale sull'idea che ci possa essere un recupero del valore delle retribuzioni svalutate dagli ultimi cinque anni.

E' illegittimo il blocco della contrattazione ma sono legittimi gli effetti che il blocco illeggittimo ha prodotto. Fenomeni!

Il sottosegretario alla Funzione Pubblica, il prode Righetti, dopo la sentenza ha dichiarato che sarà a disposizione una cifra appena superiore al miliardo di euro per il rinnovo prossimo venturo, però per prima cosa vuol discutere di come non darla a tutti. Basta, basta, bastardi, viene da dire.

Comunque una soddisfazione è arrivata, ma non siamo alla svolta risolutiva o meglio la svolta risolutiva c'è solo per quello che riguarda il taglio degli eventuali arretrati, tutto i resto resta in piedi. In primo luogo la questione della legge Brunetta, infatti a parte i soldi che pure qualche cosa contano, bisogna che i contratti di lavoro abbiano un qualche valore per il miglioramento del rapporto di lavoro, con la legge oggi vigente puoi rinnovare i contratti ma non contrattare niente delle cose che contano. Girarci intorno serve a poco, bisogna spazzare via l'armamentario ideologico punitivo nei confronti dei lavoratori pubblici contenuto nella legge 150/2009, altrimenti si farà poca strada, almeno ristabilire il sistema di gerarchie delle fonti stabilito dall'articolo 2 del decreto legislativo 165/2001, tornare cioè alla piena contrattualizzazione del rapporto di lavoro pubblico.

Io considero in generale rischioso il ricorso ai giudici per risolvere problemi sindacali ma in un momento come questo capisco che i sindacati siano ricorsi anche alla tutela giurisdizionale, non li biasimo per questo e chi lo facesse sarebbe ingeneroso e un po' stupido. Tuttavia devo rilevare che un contratto di lavoro sia pubblico che privato mette insieme più cose, certo il diritto del lavoratore ad avere adeguata la propria retribuzione, ma a parte questo adeguamento che è dovuto, il resto è scambio. Io ti do una cosa, tu mi dai una cosa, raggiungiamo un compromesso o una composizione e tutti sono soddisfatti. Nel caso dei dipendenti pubblici lo scambio vero, dal mio punto di vista è, o era, per i lavoratori rappresentato da tre temi: eliminazione delle limitazioni alla contrattazione introdotte dalla legge Brunetta e dal blocco della crescita dei fondi delle amministrazioni, eliminazione del precariato, trasformazione del lavoro pubblico in termini di efficienza ed efficacia del servizio. Avrei scambiato il raggiungimento di questi obiettivi con i soldi che oggi non mi daranno comunque, lo dico senza neanche una minima esitazione, se devo sfidare tutta la politica che in questi anni si è alternata al comando, mi ci sarei messo dalla parte di chi è pronto a fare la sua parte. So che questa non è una posizione molto considerata, dire ad un lavoratore che il contratto nuovo non porterà aumenti contrattuali, ma l'assunzione del suo collega precario, la possibilità di contrattare l'orario di lavoro e che dovrà lavorare in modo che un cittadino quando bussa allo sportello si senta dire buongiorno e non vaffanculo, certo non è facile. Tuttavia mi viene da pensare che sarebbe stata una strada degna di esser percorsa e avrebbe mostrato tutta la pochezza della politica fondata sulla lotta ai fannulloni e sulla retorica del merito e della punizione.

 

Detto questo ho la certezza, tornando alle righe del comunicato della Corte e fatte le debite eccezioni che De Andrè avesse ragione.

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Commenti: 2
  • #1

    Renato (sabato, 27 giugno 2015 22:05)

    UN GIUDICE
    FABRIZIO DE ANDRÉ
    Cosa vuol dire avere
    un metro e mezzo di statura,
    ve lo rivelan gli occhi
    e le battute della gente,
    o la curiosità di una ragazza irriverente
    che vi avvicina solo
    per un suo dubbio impertinente:
    vuole scoprir se è vero
    quanto si dice intorno ai nani,
    che siano i più forniti
    della virtù meno apparente
    fra tutte le virtù la più indecente

    Passano gli anni, i mesi,
    e se li conti anche i minuti,
    è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti;
    la maldicenza insiste,
    batte la lingua sul tamburo
    fino a dire che un nano
    è una carogna di sicuro
    perché ha il cuore troppo,
    troppo vicino al buco del culo

    Fu nelle notti insonni
    vegliate al lume del rancore
    che preparai gli esami, diventai procuratore,
    per imboccar la strada
    che dalle panche di una cattedrale
    porta alla sacrestia
    quindi alla cattedra d'un tribunale,
    giudice finalmente,
    arbitro in terra del bene e del male

    E allora la mia statura
    non dispensò più buonumore
    a chi alla sbarra in piedi
    mi diceva "Vostro Onore"
    e di affidarli al boia
    fu un piacere del tutto mio,
    prima di genuflettermi nell'ora dell'addio
    non conoscendo affatto la statura di Dio.

  • #2

    Renato (domenica, 28 giugno 2015 10:20)

    Ora, cerchiamo di fare un buon contratto ... se davvero ci teniamo a mantenere, almeno, qualche posizione ... se non ci dovessimo riuscire, è davvero l'ora di riformare drasticamente il sindacato ... ed in primis la CGIL.
    Non ci si può lasciare assassinare senza opporre la minima opposizione!!!