La lotta di classe dopo la lotta di classe. recensione al libro di Luciano Gallino - di Renato La Manna -

"Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente" (Bertolt Brecht)


Premetto che quella che segue non vuole essere una recensione vera e propria, ma, piuttosto, va vista solo come il timido tentativo di un osservatore di spiegare un po’ di economia e la direzione che economia e politica stanno prendendo in Italia ed in Europa a chi ancora non si è inoltrato tra i meandri universitari. Naturalmente, non vuole essere una verità assoluta ma solo uno dei modi di interpretazione politico-economica della realtà.
Ho scelto il libro di Luciano Gallino (La lotta di classe dopo la lotta di classe) perché ne ammiro le idee, la chiarezza espositiva, la capacità di semplificazione e di arrivare al

nocciolo del problema.
Premetto che Luciano Gallino spiega in modo davvero eccezionale e con dati e numeri alla mano, ciò che molti (anche chi non studia economia o sociologia) stanno cominciando ad intuire. Luciano Gallino parte dal presupposto che “…la caratteristica saliente della lotta di classe alla nostra epoca è che: la classe di quelli che possiamo definire genericamente i vincitori…(l’alta finanza)…sta conducendo una tenace lotta di classe contro la classe dei perdenti…(lavoratori, impiegati, ex classe media)…Dagli anni
Ottanta, la lotta che (dal dopoguerra ad allora) era stata condotta dal basso per migliorare il proprio destino ha ceduto il posto a una lotta condotta dall'alto per recuperare i privilegi, i profitti e il
potere che erano stati in qualche misura erosi…(dai lavoratori)…nel trentennio precedente. Questo è il mondo del lavoro nel XXIsecolo…queste sono le norme e le leggi volute dalla classe
dominante per rafforzare la propria posizione e difendere i propri interessi…”.
In particolare Gallino osserva, quello che è sotto gli occhi di tutti, e cioè che: dietro queste politiche vi è il neoliberalismo , che ha dato un enorme contributo alla “…eccessiva considerazione che la finanza ha assunto nel mondo nonostante tale teoria sia stata sempre messa in discussione e smentita
clamorosamente dalla realtà…”. Le idee neoliberali possono riassumersi nelle affermazioni seguenti (così come vengono pubblicizzate): “…il maggior problema dell’Unione europea è il debito pubblico. Abbiamo vissuto troppo a lungo al di sopra dei nostri mezzi. Sono le pensioni a scavare voragini nel bilancio dello Stato. Agevolare i licenziamenti crea occupazione. La funzione dei sindacati si è esaurita: sono residui ottocenteschi. I mercati provvedono a far affluire capitale e lavoro dove è massima la loro utilità collettiva. Il privato è più efficiente del pubblico in ogni settore: acqua, trasporti, scuola, previdenza, sanità. È la globalizzazione che impone la moderazione salariale. Infine le classi
sociali non esistono più…”.
Luciano Gallino scardina, ad uno ad uno, questi falsi miti della teoria
neoliberale. Intanto, il professor Gallino, contesta fermamente per poi smantellarla del tutto l’affermazione neoliberale che (per ridurre l’attenzione sull’argomento) sostiene che non
esisterebbero più le classi sociali. Gallino dimostra che non solo le classi esistono, ma addirittura che è in atto una vera e propria lotta di classe all’incontrario, cioè dalle classi elevate a
quelle più basse e medie, appunto per recuperare ciò che le classi economicamente più forti hanno perso nell’ultimo trentennio.
“…Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: aumento delle disuguaglianze, marcata redistribuzione del reddito dal basso verso l'alto, politiche di austerità che minano alla base il modello
sociale europeo…”.
Dinanzi a una forte unanimità verso un unico pensiero (forse sarebbe meglio definirlo, il pensiero unico), unanimità che non è mai stata rilevata nella storia dell’ultimo secolo, viene da chiedersi: “Per quali vie ha potuto svilupparsi questa forma di pensiero unico…In cerca di una spiegazione, si
potrebbero mobilitare illustri teorie sulla <<falsa conoscenza>>, dalla caverna platonica agli idola di Bacone, dal velo dell’ideologia di Marx al governo delle menti di Foucault, al concetto di egemonia di Gramsci …”. Si potrebbe anche aggiungere il concetto di “banalità del male” di Hannah Arendt , per cui
una persona convinta che lo Stato non può sbagliare, su ordine di questo, può compiere qualsiasi atrocità senza nemmeno rendersene conto (chi vive in mezzo a criminali per i quali, uccidere è
considerato un lavoro, non si rende nemmeno conto di quello che fa.
Anzi l’uccidere per ordine di qualcuno, può diventare banale come avvitare una lampadina per un elettricista). Questo concetto ci porta ai regimi totalitari (di destra o di sinistra, non importa) che
svolgono un’attività enorme nel propagandare il fatto che tutto ciò che fa lo Stato (totalitario) è giusto; nascondendo le atrocità (per quanto possibile), ma soprattutto evitando di far sapere alla
gente che qualcuno si ribella a questo stato di cose (come succedeva a chi veniva mandato al confino durante il fascismo, o in Siberia in Unione Sovietica, facendoli semplicemente sparire nascondendone i motivi al pubblico).
Ora, il semplice fatto che tali idee (neoliberali) si stanno diffondendo sempre più; e, malgrado, queste
idee vengano continuamente “prese a ceffoni” (per usare un termine dello stesso Gallino) da esperti in vari campi, esse stanno prendendo piede molto velocemente nella convinzione della gente
comune. Dovrebbe far riflettere il semplice fatto che filosofi, economisti e politologi dello spessore di Platone, Bacone, Marx, Focault, Gramsci, e tantissimi altri, si sono avventurati in queste
teorie fondate sulla governabilità della mente dei cittadini (“governa-mentalità”).
Basta osservare la realtà, dice Gallino: “…Infatti, a dispetto della unanimità di cui godono, non una delle suddette idee…ha un fondamento qualsiasi di ragionevole solidità…I rapporti dei centri
studi di mezzo mondo…” hanno dimostrato che “…sono proprio i mercati che meglio incorporano la teoria del libero mercato, che hanno disastrato l’economia mondiale…” a danno dei lavoratori
(ossia del 90% della popolazione).
Gallino, aggiunge “…Chissà se Foucault sarebbe contento, oppure atterrito, nel vedere come la sua teoria del governo diffuso, della governa-mentalità, appaia sempre più confermata…”.
La prova della debolezza delle teorie neoliberali si ritrova nel fatto che “…Il paese che ha avuto meno problemi con l’occupazione nel corso della crisi è la Germania, dove i sindacati hanno nel governo
delle imprese un peso rilevante . I problemi peggiori li hanno avuti, e li hanno, gli Stati Uniti, dove la facilità di licenziamento è massima: basta un foglio rosa che il venerdì invita a non presentarsi al lavoro il lunedì successivo…”.
Gallino, inoltre, prova mirabilmente che anche le privatizzazioni (la svendita
di beni pubblici) non funzionano e non è per niente vero che il privato funziona meglio del pubblico per produrre e gestire beni pubblici, “…si può rinviare agli effetti che esse hanno avuto
nel Regno Unito tra il 1980 e la fine del secolo, dove furono imponenti…” in pratica è impossibile trovare almeno un effetto (delle privatizzazioni) che non sia negativo, sia per i costi di un
dato servizio che per la qualità del servizio stesso. Continua Gallino che, inoltre, sarebbe interessante capire le modalità “…in cui il complesso di idee menzionate…è diventato il pensiero unico...Poi come si spiega che, nel caso in cui la realtà confuti massicciamente la teoria, la realtà viene ignorata e la teoria
neoliberale (il pensiero unico) viene sempre difesa e riproposta, per quanto sia inefficace, come se fosse una novità incontrastata, e mai smentita dai fatti.

vuoi condividere?

Scrivi commento

Commenti: 4
  • #1

    Marina (giovedì, 20 agosto 2015 10:49)

    Caro Renato è proprio così, lo Stato Sociale pare ormai scomparso dai programmi di partito. Le tensioni sociali si stanno inasprendo, noi comuni mortali stiamo sempre peggio e nessuno ci ascolta. I politici sono preoccupati solo di fare bella figura con i segretari di partito per poter essere ricandidati I sindacati stanno perdendo forza. Impossibile prevedere dove ci porteà tutto questo andazzo. Sono demoralizzata penso di stracciare tutte le tessere.

  • #2

    Renato (giovedì, 20 agosto 2015 20:04)

    Marina ti capisco, ma stracciando le tessere, non fai altro che concorrere al dare ragione a qualcosa che di peggio non si può...cerchiamo di far tornare a sbocciare le viole (ma io preferisco i papaveri)

  • #3

    Elisa (lunedì, 24 agosto 2015 16:30)

    Tutto questo leggere e informarsi e sapere non ci ha aiutato a vedere i segnali e a proteggerci da tutto questo. Forse le caste e le lobby e la massoneria sono fuori dagli schemi e dai ragionamenti comuni e quindi per buona pace ci si arriva solo dopo a cose fatte e con il senno di poi che praticamente non serve a niente.
    Anche il sindacato ha avuto la sua parte di responsabilità quando non ha capito che il lavoro andava difeso tutto e non solo i dipendenti. Gli artigiani e i liberi professionisti oggi stritolati dalle stesse logiche che affliggono i lavoratori dipendenti se un tempo hanno avuto agi e privilegi nell'evasione fiscale e altro sono comunque parte della stessa ruota, dello stesso gomitolo, che dovevano andare a braccetto collaborando e non facendosi la guerra per anni.

  • #4

    Renato (martedì, 25 agosto 2015 18:20)

    Perfettamente d'accordo Elisa, ma recriminare su quello che non si è fatto non serve a niente. Bisogna vedere quello che si può fare adesso. Sicuramente Hanno sbagliato i partiti (tutti) che sono diventatio dei comitati elettorali abbandonando i vecchi schemi di centri di elaborazione di idee, ha sbagliato il sindacato ed i diopendenti che per 30 anni si sono cullati delle conquiste ottenute (in primis dello statuuto dei lavoratori) senza tener conto del fatto che le conquiste vanno sempre tenute d'occhio, vedi cosa è successo alla costituzione dopo l'approvazione (nel 2012) del principio del pareggio di bilancio, che in pratica ha scardinato tutto il sistema dei diritti.