Nemici pubblici: i 27 del Colosseo - di Nonpercaso -

Il delitto imperfetto. Che rende ancora più imperfetta la democrazia. Un paese avvolto da emergenze reali spreca fiato e tempo per giorni per una assemblea che ha comportato la chiusura di 2 ore e mezza del Colosseo. Per la verità anche altri siti, musei importanti, hanno chiuso: Palazzo Massimo, l'area archeologica di Ostia, le Terme di Diocleziano, quelle di Caracalla. Ma di questi non frega un cazzo a nessuno, il Colosseo vuoi vedere, è un'altra cosa e quindi i numerosi turisti mordi e fuggi preda dei tour

operator eiaculatori precoci invadono un suk multivociante fatto di guide a buon mercato,
soldati romani con lo spazzolone in testa, un esercito di borseggiatori. Fa quasi tenerezza questo monumento grande e fragile immolato sull'altare dello sviluppo, attrattore di masse in vecchiaia
quasi più che nella gioventù,  utilizzato da tutti come simbolo di una città decaduta e preda, in mano a un sindaco inadeguato e sbeffeggiato. Mi verrebbe voglia di lanciare una petizione social: solidarietà al Colosseo, vittima sacrificale di una nouvelle vague che improvvisamente ha rovesciato sul luogo comune di Tremonti un altro, peggiore, di simbolo della nuova ricchezza, delle speranze di
ripresa del brand italico sotterrato dalla crisi e dalla feroce incompetenza dei politici. Il nuovo petrolio italico, come va affermando il re dei cazzari, il premier delle battute da bar.

Sul Colosseo, Pompei e gli Uffizi ha puntato le sue fortune il ministro Franceschini, quello che va in tele a menarsela sulla nomina al ministro della Cultura come una missione che si è imposto, lui, che
è stato segretario e blabla.
Un maestro annunciatore, la cultura tira ed è tutto merito suo e del governo che hanno cambiato rotta, i musei il nuovo ombelico del mondo, i musei autonomi ai direttori stranieri, valorizziamo e
chiamiamo i mecenati, li detassiamo, li corteggiamo.

Il bello è che viene creduto, per i media la spettacolarizzazione dei beni culturali è un affarone, vuoi mettere una bella fila sotto il sole e i cancelli chiusi. I turisti in fila per ore, manco fossero nel deserto e non al centro di Roma. Cazzo, vai a vedere il Campidoglio, fai un giretto sull'Aventino, ficca il naso in una chiesa che ha il Mosè di Michelangelo o un quadro di Caravaggio. No. I turisti rimangono in fila indefessi e indifesi perché devono vedere il Colosseo. Perché glielo ha ordinato il Ministro,  lo ha
sancito la tele, lo scrivono i giornali, prescritto i tour operator.
Non so, qualcuno dei buontemponi che staziona davanti al Colosseo potrebbe approfittarne, dietro adeguato compenso fingere un colpo di calore, una nuova attività per lo sviluppo del paese.

Tristezza.
Perché tutto questo è bastato a giustificare un decreto di urgenza che abolisce il diritto di sciopero di chi lavora in un luogo della cultura, qualsiasi. Dal museo comunale all'Archivio di Stato, dalla
fondazione privata alla biblioteca di quartiere, qualunque luogo della cultura riconosciuto come tale dal Codice dei beni culturali in caso di sciopero deve rimanere aperto. Un decreto di urgenza, vuoi
mettere lasciare fuori per due ore e mezza i turisti in fila nel deserto del centro romano.

Ricordateli i titoli del giorno dopo: si va dallo sciopero selvaggio
all'assemblea faziosa. Tutti i messaggi veicolati dal sapiente ufficio stampa di Franceschini adottati come figli dalla stampa di ogni colore, poche eccezioni. Per non parlare dei politici di ogni
foggia e faccia tosta, dai leghisti ai pentastellati,  i piddini scatenati, la sinistra imbavagliata. Uno spettacolo niente male, solo sulle macerie inizia ad emergere una flebile verità,  via via più
forte. E si scopre che l'assemblea era una normale riunione chiesta 7 giorni prima, che addirittura la Rsu, che l'aveva indetta, si era premurata di avvisare i media che ci potevano essere disagi. Sorge il
dubbio che il ministro sapeva e per così dire se n'era profittato.
Che poi il problema c'era, i lavoratori, forse avevano un problema, forse due, tre. Tanti. E così abbiamo assistito ad una parziale marcia indietro mediatica e politica, che costringe il ministro a
reintervenire sui media e spostare il tiro e insinuare, con tanto di cartuccielle appresso, che lo avevano detto prima che i soldi per pagare gli arretrati maturati sulla produttività reale c'erano.  Che
quindi l'assemblea era un fatto precostituito per creare disservizio.
Perché? Per quale movente?  Anche questo smentito con carte e cartuccielle.

Eccolo,lo spettacolo mediatico che per 3 giorni ci ha fatto dimenticare i profughi, la disoccupazione giovanile, la guerra civile in Siria e in Libia, persino la diatriba sul Senato elettivo. E ha dato fiato
all’ignoranza, all’arroganza, alla supponenza di una classe dirigente decaduta e decadente, vecchia anche se anagraficamente giovane.

Con un obiettivo raggiunto: il decreto di urgenza, non per porre fine alle loro inutilità,  ma per chiudere il diritto di sciopero nei servizi pubblici.
Un prodotto preconfezionato: chi diavolo può negare che i beni
culturali siano tra i servizi essenziali. Nessuno, nel paese dei
culturisti. Peccato che già c'erano i beni culturali tra i servizi essenziali,  fa pure rima. Ma chi cazzo vuoi che ricordi una legge del 90, che noi siamo quasi l'unico paese occidentale ad avere una regolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici?  Roba da sindacati nemici dell'Italia,
lacciuoli  che impediscono lo sviluppo, materia prima per un decreto d'urgenza. Già,  quella legge dimenticata già contempera questi diritti dei cittadini con i diritti dei lavoratori nei beni
culturali, esattamente individuando come funzione da garantire la protezione del nostro patrimonio culturale,  che non può essere abbandonato in condizione di insicurezza. Eccolo,  il limite
costituzionale. Ma no, il diritto costituzionale è l'apertura dei siti, altro che sicurezza. Quindi in caso di sciopero tutti aperti, cazzo di sciopero è?  In un sol colpo, sull'onda dell'ideologia dello sviluppo a spese del Colosseo, il diritto del turista ad entrarvi supera di gran lunga quello di un imputato in un processo che non è detenuto, il cittadino che ha un intervento chirurgico non urgente, il padre di
famiglia che deve tenere a casa il figlio, quando chiude la scuola. I quali, in caso di sciopero non possono fruire di questi servizi, giustizia, sanità e scuola. Che non è vero affatto che vengono
equiparati, vengono surclassati. E perché il turista si e gli altri no?
E voilà, saluti al diritto di sciopero nei servizi pubblici. E in quelli privati? La domanda la giro volentieri a coloro i quali, da sinistra, hanno pensato ma perché un'assemblea al Colosseo, che i 7 lavoratori per
turno che si smazzano per garantire a 15.000 persone medie al giorno di stressare il Colosseo per poi essere additati come nemici della nazione in fondo se la sono cercata, la giro ai finti riformisti
nuovisti, ai costituzionalisti, ai satiri, ai giornalisti, quelli veri, ai cittadini con o senza le stelle. È davvero solo un problema di 27 lavoratori sfigati?

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