PD e sinistra, elezioni e dintorni.

 

Quando hai più di quindici anni dovresti conoscere il valore del rancore. Il rancore non vale nulla, non è la fiammella che ti scalda quando sei solo nel bosco, quando sei solo anche se non te ne accorgi, sei mosso dalla speranza. Tieni a mente il rancore, ricordi chi ti ha lasciato in una brutta situazione, chi ti ha trascurato e tutta la sequela di cose negative che potrei

 

aggiungere, ma che non voglio aggiungere. Certe cose si sanno, arriviamo ad un certo punto e ci rendiamo conto che in quel particolare snodo della nostra esistenza abbiamo chiuso gli occhi e ci siamo lasciati andare, in quel momento quando proprio non eravamo presenti a noi stessi ci hanno fregato. Va bene, siamo stati tutti fregati qualche volta, qualche volta il nostro carnefice era consapevole del suo ruolo e del suo comportamento, qualche volta ha approfittato delle circostanze e vedendo il nostro collo sul ceppo non è riuscito a trattenersi e ha lasciato partire la lama. In primo luogo abbiamo incontrato uno per male, in secondo luogo noi non eravamo presenti, un po' di sfortuna un po' di dabbenaggine, capita nella vita a tutti almeno una volta. Mo' si può anche dire 'sticazzi e tirare avanti, che credevate che avremmo scritto una melensa storiella sul poverello nel bosco, le luci fioche, il freddo pungente e il mantello lacero? Macchè miei cari, la questione riguarda la sfera pubblica, in particolare la politica e in particolare la politica italiana, più in particolare la politica della sinistra italiana. Si lo so che questo non è quello che sognavi per me, eppure di questo mi interesso: di quel vasto agglomerato di persone che non riescono a farsi i cavoli propri, vogliono partecipare alla cosa pubblica e vogliono farlo, partendo dai lavoratori, avendo in testa un'idea meravigliosa. Politica, Italia, sinistra, ammazza quanta roba già, dobbiamo per forza aggiungere il PD, senza il PD non c'è un vero party, adesso come adesso. Si, vabbè, non come state pensando, da tanto tempo ho smesso il mio obolo a qualsivoglia partito, men che meno al PD ho versato qualche cosa. Il punto non è quello. Il punto è il PD. Renzi ne è il padrone, chiaro come l'acqua chiara, Renzi tutto decide fa e sfa, si è vero. Renzi è arrogante, prende in giro Fassina e prende in giro Civati e maltratta i sindacati. Renzi è arrogante, vero. Renzi sembra Fonzie, vero. Renzi sembra Berlusconi coi capelli. Vero. Detto questo, dove sta la politica? Ingoiata dal rancore, Renzi ha fregato un po' tutti, un po' tutti lo rancorano. E' arrogante, attenta alla Costituzione, vuole eliminare i sindacati e noi che stiamo qui, un po' discosti, vediamo lo spettacolo di uno che procede come gli pare, assediato da un coretto di gattini inferociti e rancorosi. Ripeto, dov'è la politica? Ho citato di proposito Civati e Fassina, secondo me sono simpatici entrambi ma non mi farei rappresentare da loro. Perchè sono rancorosi, non sono politici, la politica è un'idea più la costruzione dei mezzi per renderla reale, secondo me siamo in difficoltà con l'idea e impantanati per quanto riguarda i mezzi per realizzarla. La politica è il percorso che porta alla modifica dei rapporti di forza non alla distruzione del tuo nemico, il nemico si ha in guerra, la guerra casomai viene dopo la politica, essendone una prosecuzione con altri mezzi. Insomma, la discussione a Roma e in altre parti d'Italia: alleanza con il PD alle amministrative oppure andare soli, soli chi verrebbe da chiedersi, è dal mio discosto punto di vista, tutta rancore e niente politica. Se è possibile insieme se non è possibile divisi, ci vuole tanto a dire una cosa così semplice? Come si fa a dire se è possibile oppure no è abbastanza semplice, se il programma di governo contiene qualche punto buono oppure no, se fra le persone chiamate a realizzarlo ci saranno i nostri oppure no. L'imbarazzo nel fare l'alleanza non è nostro, casomai è il loro, l'imbarazzo di stare all'opposizione del governo nazionale e in maggioranza nelle istituzioni locali, non può essere il nostro se spiegato politicamente e senza le categorie psicoanalitiche. Pensare alla politica significa progettare lo sviluppo della situazione, non alla dichiarazione ad effetto che puoi raccontare come aneddoto a cena. Capire il punto di partenza: noi di sinistra siamo come la particella di sodio in quella bottiglia d'acqua, lanciamo le nostre grida: c'è nessuno? C'è nessuno? Poi appena troviamo un'altra particella, la ignoriamo perché una volta non ci ha salutato, perché una volta fece una dichiarazione sbagliata.Mi voglio spiegare meglio: chi è andato via dal PD ha fatto bene, chi è rimasto, essendo in disaccordo su tutto, ha sbagliato e si è condannato al dileggio motivato di tutti i dileggiatori, me compreso. Detto questo, bisogna fare un passetto avanti, ci sono state delle aggregazioni dei fuoriusciti e anche dei mai entrati, ciò è un bene, c'è anche SEL e c'è rifondazione comunista, anche questo è un bene, ci sono i più vari movimenti in movimento, questa è una cosa ottima. Mi rendo conto solo ora che le aggregazioni sono più ipotetiche che reali, una veloce ricerca sul web mi ha convinto che non tutti sono convinti. Va bene uguale, facciamo finta che siamo aggregati tutti e appassionatamente. Ci manca ancora il denominatore comune, la comprensione dell'inutilità del rancore, la comprensione che gli altri sono così perché rappresentano forze diverse dalle nostre, interessi diversi dai nostri o anche perché non vedono la nostra idea meravigliosa. Se rimaniamo nella condizione di collezionisti di ragioni contro il giovanotto fiorentino, non faremo grandi passi in avanti. Una cosa è discutere di politica, una cosa è fare politica, se non si imbocca una strada comprensibile, quelli discosti come me, non si avvicinano, piuttosto non vanno.

vuoi condividere?