Reggia di Caserta, l'attacco ai sindacati cioè alla CGIL - di Renato La Manna-

 

Di recente una lettera inerente le modalità di ripartizione del lavoro all’interno della Reggia di Caserta ha destato l’interesse di molti, compreso il Presidente del

Consiglio Renzi che si è limitato a fare delle dichiarazioni: in pratica il Presidente del Consiglio limitava a dire (pressappoco) che “I sindacati, si lamentano che il Direttore del museo lavora troppo…la pacchia è finita”

 

Andiamo a vedere i fatti:

 

Il 22 febbraio scorso i Rappresentanti dei lavoratori aderenti a UIL, UGL e USB hanno indirizzato una lettera (ormai resa pubblica e che invito tutti a leggere) agli Uffici ministeriali, direzione dei musei ed altre autorità che si occupano di musei. (Tengo a precisare che il mio sindacato, la CGIL non è tra i firmatari della lettera, questo a garanzia della mia neutralità).

 

Proviamo ad illustrare il contenuto di questa lettera: a) parecchi lavoratori con compiti di vigilanza sui flussi dei visitatori e di sicurezza interna dei luoghi, sono stati spostati a funzioni amministrative; b) l’amministrazione della “Reggia” ha provveduto a dare degli spazi “a titolo gratuito” a soggetti esterni in caso di eventi particolari, denunciando che la “sicurezza” potrebbe essere lacunosa; c) che mancano, o sono carenti, i servizi di vigilanza e sicurezza; d) (passiamo alla frase incriminata che è stata tolta dal suo contesto) testualmente: “…Il Direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura museale…”.

 

Ora, sicuramente, si può discutere sul fatto che la lettera poteva essere scritta meglio e, indirizzata direttamente al dirigente, sicuramente non all’esterno.

 

Forse il direttore lavora oltre l’orario di servizio perché è un bravo dirigente.

 

Si può discutere anche sul fatto che il direttore avrebbe dovuto allertare il servizio di vigilanza.

 

Ecco, può darsi che…

 

Ma, una cosa so che non andava fatta.L’unica cosa chiara è che, ancora una volta (come per il Colosseo), si è voluto sfruttare la forte spinta mediatica di una delle nostre più belle Opere di interesse culturale conosciute in tutto il mondo per dare un fortissimo risalto mediatico ad una frase: “I sindacati, si lamentano che il Direttore del museo lavora troppo…la pacchia è finita”.

 

Non entro nel merito della lettera, anzi ho già detto che io l’avrei spedita al dirigente interessato e non all’esterno, almeno in prima battuta, e non credo che un dirigente coscienzioso avrebbe diatteso la proposta di potenziare il servizio di vigilanza.

 

Mentre, qualcuno dice: “Intanto, attacchiamo i sindacati (tanto, comunque vada, avranno le loro colpe.) soggetti da demolire a tutti i costi, poi si vede”. Si prende una frase, la si estrapola dal contesto e la frase acquista un significato del tutto diverso da quello che voleva effettivamente dire.

 

Ed ecco creato il caso: L’opinione pubblica, già “arrabbiata” per quei privilegiati che timbrano e vanno al mare (senza tenere conto che si tratta di pochi delinquenti comuni), si “incaxano” ancora di più quando si lamentano di un “Capo” che lavora troppo (senza stare a pensarci troppo sopra).

 

Ora, indipendentemente dal contenuto della lettera, che poco importa, lo scopo di attaccare i sindacati è stato raggiunto.

 

Cioè, grazie al risalto mediatico che ha un bene conosciuto in tutto il mondo, come il Colosseo o la Reggia di Caserta, chi vuole mettere in difficoltà i sindacati ha raggiunto lo scopo.

 

Ora, a noi la “domanda spontanea”: Perché si stravolge una frase?

 

Può essere che un premier, pur di attaccare i sindacati, non legga una lettera? Oppure, l’ha letta, ma il suo scopo era un altro?

 

La dimostrazione del vero scopo, pare arrivare da un articolo di “Italia Oggi”, che riporto testualmente:

 

La Camusso si ostina a non capire - Che sta succedendo in Cgil? In pochi di giorni il sindacato di Corso italia è stato costretto a rendersi conto che il mondo non è più quello che loro difendono, fatto molto spesso più di furbetti che di lavoratori, ma qualcos'altro. Lo ha capito la segretaria, Susanna Camusso, costretta ad ammettere, via Twitter, le colpe dei beceri sindacalisti della reggia di Caserta («sì! si può sbagliare, ma quando si sbaglia bisogna riconoscerlo e quei sindacati alla reggia caserta hanno sbagliato!», ha scritto Camusso), senza però fare il passo conseguente, come ha fatto per esempio la Uil, allontanando i sindacalisti che hanno accusato il direttore della reggia di lavorare troppo…[poi dopo avere sparlato un po’ anche Landini, ma a che scopo? Direi io. Aggiunge]… Insomma, la Cgil è alle corde: se vuole tornare a fare sindacato, come in questi anni l'hanno fatto le altre sigle, faccia prima un mea culpa e rimetta l'orologio sul 2016: si accorgerà che il mondo è diverso da quello che aveva davanti a sè Luciano Lama.”

 

Il giornalista, in pratica, critica aspramente un sindacato, la CGIL, e dice che anche la CGIL, come un altro sindacato, avrebbe dovuto espellere i propri delegati.

 

Ma la Camusso ha già detto che nessuno dei propri rappresentanti ha firmato la lettera incriminata, per cui vorrei capire come e perché si dovrebbe punire qualcuno che non ha fatto un bel niente. Anzi, non ha volutamente firmato una lettera.

 

Ecco una dimostrazione di attacco mediatico (almeno per ciò che riguarda la CGIL) privo dei fondamenti che lo hanno provocato.

 

Ora, la risposta (ancora più spontanea della domanda): “Ma ci hanno presi per dei cretini che si “bevono” tutto quello che ci raccontano? Lascio a chi legge, ogni tipo di considerazione!

 

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Commenti: 2
  • #1

    Elisa (giovedì, 17 marzo 2016 16:14)

    ... e infatti. Io non ci ho creduto. Però però quando la Cgil è attaccata da un fuoco "amico" per così dire è più vigliacco e ipocrita che essere attaccati da un nemico

  • #2

    Renato (giovedì, 17 marzo 2016 19:31)

    Fuoco amico? Quale?