La disciplina e la critica il caso del ministero della giustizia - di Renato La Manna-

 

Di recente il Ministero della Giustizia ha pubblicato una bozza di “codice di comportamento” per i propri dipendenti, tutto normale, direte voi! Ma leggendolo si “incappa” in un articolo, l’articolo 12, per la precisione.

 

Un articolo, che potrebbe avere “fortissimi riflessi” sulla libertà di pensiero e sulla sua effettiva libera manifestazione.

 

 

 

In particolare l'art. 12 della bozza, ai commi 5 e 6 prevede:

 

“ 5. Nel rispetto dei principi costituzionali posti a tutela della libertà di espressione, i dirigenti o i dipendenti, prima di rilasciare interviste o giudizi di valore su attività del Ministero della giustizia, diffuse attraverso organi di informazione rivolti alla generalità dei cittadini, ne danno preventiva informazione alla Segreteria del Ministro della giustizia che cura i rapporti con i media e le agenzie di stampa.

 

6. Il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali e politici, non consente al dipendente di rilasciare dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti del Ministero della giustizia”.

 

In particolare, leggendo la frase “giudizi di valore” su cui bisogna chiedere l'autorizzazione, prima di parlarne mi chiedo in cosa consistano! (Forse sarebbe il caso di eliminare questa parte o, almeno, di specificare meglio in cosa consista).

 

Che sia stato ripristinato il Min.Cul.Pop.? Non è una parolaccia, anche se la ricorda parecchio, era il fascistissimo Ministero della Cultura Popolare, che aveva l’altissimo compito di istruire la gente su ciò che erano i loro usi e costumi. Voi vi chiederete: “Ma scusa, ma gli usi e i costumi non sono già conosciuti dalla gente? Se no che usi e costumi sono?”, E no, dico io, qualcuno doveva spiegarglielo, se no che si inventavano addirittura un apposito ministero? Però, qualche burlone deve avere azzeccato il nome del ministero…stranamente mi ricorda qualcosa.

 

Poi, leggendo un’altra frase: “dichiarazione offensiva nei confronti del Ministero della giustizia”, mi chiedo come si fa ad offendere un Ministero, mica è una persona.

 

Poi, ad un tratto, rabbrividisco: “E se, dopo averci tolto l’articolo 18, il voto di preferenza. Dopo che hanno elevato al rango di una libertà inviolabile e garantita dalla Costituzione, il pareggio di bilancio che giustifica qualsiasi “manganellata”. Volessero toglierci anche il diritto di pensiero e di critica?”

 

Azzarola, mi dico, qui stanno facendo sul serio.

 

Ma poi, mi rassereno (ma non tanto) un regolamento ministeriale non può modificare la costituzione!

 

O, l’hanno già fatto?

 

Come diceva il grande Totò: “E poi, dice che uno si butta a sinistra!!!” (quella vera naturalmente)…

 

per approfondire:

La disciplina del diritto di critica di Giovanni Catalisano in:

 

http://www.altalex.com/documents/news/2011/03/16/la-disciplina-del-diritto-di-critica

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    Annamaria Cosenza (mercoledì, 30 marzo 2016 13:35)

    E pass esco che una persona non abbia più libertà di pensiero e sulla effettiva libertà di manifestazione lo trovo assurdo e alla libertà di espressione.spero che possano cambiare le cose .Ringrazio Renato la Manna per il suo articolo è per le informazioni che ci dà tenendo informati i cittadini .