Il tema dovrebbe essere semplice: uno degli elementi che contribuisce alla coesione sociale è il funzionamento della giustizia, il fatto che ci sia certezza il fatto che ci sia celerità il fatto che ci sia proporzionalità e ultimo ma non ultimo che ci sia terzietà. Ci vuole efficacia, ci vuole efficienza e ci vuole la percezione di una funzione esercitata in nome di tutti, a
a garanzia di tutti. Quelli che hanno ragione e quelli che hanno torto devono pensare che il torto o la ragione dipendono dai loro comportamenti non dal fatto che qualcuno è più furbo o ha più mezzi. Per amministrare bene la giustizia ci vuole gente che ha tutti i livelli sia imparziale e appaia imparziale, sia preparata e bene organizzata, per fare in modo che le cose vadano meglio bisogna mettere mano all'unica riforma che non fa i titoloni sui giornali, quella organizzativa e come si dice in giro di riqualificazione. Come si fa? In primo luogo ci mettiamo d'accordo sul risultato che vogliamo raggiungere, vogliamo che un cittadino sia esso imprenditore o operaio, debitore o creditore si riconosca nella giustizia. Per quanto sia fastidioso entrare nelle aule di giustizia far parte di una causa, bisogna fare in modo che non sia anche un percorso distruttivo della fiducia nelle istituzioni. Locali accoglienti, personale preparato e cortese, ritardi ridotti alla fisiologia, essere considerati cittadini e non questuanti di procedure che nessuno è tenuto a conoscere nel dettaglio. Se siamo d'accordo con la ciccia, giustizia amministrata in nome del popolo e non per far impazzire il popolo, giustizia imparziale nei fatti e nell'immagine possiamo pure darci degli obiettivi minimi, diciamo dei mini piani biennali: riduzione dell'arretrato ai livelli fisiologici, orari di udienza rispettati, apertura degli uffici che tengano conto che un cittadino ha anche altre cose da fare a parte essere il protagonista di un giorno in Pretura. Dico così per dire le prime tre cose che mi vengono in mente, ma torniamo alla ciccia. Se siamo d'accordo bisogna muoversi in maniera conseguente: ci sono ostacoli normativi da considerare? Si considerino. Ci sono problemi organizzativi? Si affrontino. Se uno ha chiaro dove vuole arrivare allora capisce pure che strada scegliere. Faccio un esempio sulla giustizia imparziale: ci sono dei parlamentari avvocati che hanno presentato una proposta per farsi da soli il pignoramento immobiliare e quello presso terzi, nel primo caso ti bloccano la casa, nel secondo caso ti bloccano i fondi che hai presso una banca o le poste o un terzo qualunque. In questo modo la giustizia apparirebbe terza? Io direi di no, queste cose sono delicate le deve portare un soggetto istituzionale uno che a domanda può rispondere, uno che controlla che tutto sia in regola, uno che possa dire: signore è meglio che paghi, oppure signore si rivolga di corsa al giudice. Fra due litiganti serve uno che non c'entra niente che non ha interessi in gioco. Lo facciamo per semplificare dicono i nostri eroi del faccio tutto io, solo che di semplificazione in semplificazione si arriva a larghe falcate all'uso del bastone per far valere le proprie ragioni. Quindi se siamo per la giustizia imparziale la parte politica deve impedire che certe proposte facciano strada. Se siamo per una giustizia efficiente è inevitabile che si tocchi il problema di quelli e quelle che lavorano nei palazzi di giustizia. Se voglio che la gente sia cortese io devo essere cortese con la gente, i lavoratori devono essere valorizzati, si deve capire che sono importanti. Quando si parla di riqualificazione si parla di questo: cosa serve? Persone che mantengano i contatti con i protagonisti dei processi? Bisogna formare i lavoratori in questo senso, l'informatica deve fare il suo corso per semplificare e snellire i processi organizzativi interni, poi ci devono essere le persone che parlano con altre persone. I giudici sono oberati da provvedimenti che potrebbero fare i cancellieri? Li facciano i cancelliere e si scriva formalmente che è così, non come oggi che si fa ma non si dice. Oggi molti processi vengono rinviati perché non tornano le ricevute di ritorno delle convocazioni alle udienze, questa cosa è inaccettabile, bisogna che qualcuno tenga il tempo, per tempo, con l'obiettivo di fare il processo non di farlo rinviare. Quando rinvii un processo c'è sempre il testimone che a sue spese è venuto, ha perso una mattinata e alla fine deve tornare a casa senza aver concluso niente e con la prospettiva di dover tornare senza concludere niente, la prossima volta. Quel testimone, quella parte offesa, si incazza, con ragione e poi dice che tantovale non testimoniare, non denunciare. Pensiamo agli orari di apertura delle cancellerie e delle udienze, in cancelleria e in udienza ci vanno lavoratori, bisogna che ci sia una contrattazione che stabilisca di comune accordo come fare, non può essere solo il datore di lavoro a deciderlo. Non è mia intenzione entrare in questioni sindacali e infatti non ci entrerò, voglio dire che non c'è niente nella giustizia che sia solo una questione sindacale e che risolvere i problemi, anche quelli sindacali, significa in primo luogo mettersi d'accordo sulla strada da percorrere, le soluzioni si trovano perché ci sono.
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Cristina Marcone (domenica, 01 maggio 2016 21:09)
10 e lode
Renato (domenica, 01 maggio 2016 21:49)
Grande...Cosimo!!!
Lorena Graziani (domenica, 01 maggio 2016 22:28)
È un problema complesso organizzare il servizio giustizia al meglio. Serve impegno, serietà e approfondimento. Da tempo nella giustizia questi bastioni sono dimezzati...
Gennaro Vittorioso (lunedì, 02 maggio 2016 08:41)
Mi sembra un discorso assolutamente ineccepibile e pienamente condivisibile. Credo, tuttavia, che non vada trascurata la preparazione (anche morale) di magistrati ed avvocati