Come reagirete, da genitori, se a Settembre all’apertura delle scuole i vostri ragazzi
avranno in sorte come insegnanti i bocciati al concorsone della della scuola? Con
l’esplicitazione di questo paradosso, Oscar Giannino apre una sua riflessione sulla
sorte scolastico educativa dei nostri virgulti. Ci sta, il paradosso è evidente: un
concorso ti ha definito inidoneo, non puoi insegnare: per definizione. Giannino non
è uno che polemizza, a parte quando gli parte la ciavatta liberista,
grossolanamente. Parte dai dati dei bocciati che sembrerebbero moltissimi, ci
mette la critica a chi ha permesso il proliferare del precariato, accusa il sistema
dell’abilitazione e naturalmente l’anzianità, invoca un meccanismo giuridicamente
credibile per impedire ai palesemente non all’altezza, di continuare a fare un lavoro
per il quale il concorsone ha emesso il verdetto. Ci sta, Oscar Giannino, ma i
paradossi sono molti di più.
Da insegnante precario inserito nelle graduatorie l’odierno bocciato ha esercitato per molti anni, ha girato scuole con i contratti annuali oppure si è addirittura stabilizzato in una soltanto per più di trentasei mesi, diciamo. Da genitori come reagireste se vostro figlio fosse stato bocciato da un figuro di tal guisa? Allora non c’era il concorsone non c’era la certificazione dell’inidoneità, tuttavia questa tara ora è venuta alla luce, ora si sa che quel professore non avrebbe dovuto neanche rivolgere la parola alla vostra progenie. Da genitori come reagireste se invece vostro figlio, il nostro avvenire, fosse stato promosso? Allora quel professore, ci sembrava capace, ma ora? Ora si sa che è una pippa, e se quella promozione in realtà fosse stata sbagliata, concessa da un inidoneo, in quanto inidoneo? Nel primo caso lo diremmo agli amici ai parenti, ai conoscenti, consulteremmo un avvocato, mio figlio è stato bocciato da uno che è stato bocciato, invece noi padri di promossi saremmo assaliti dal dubbio: e se mio figlio fosse stato promosso incompetentemente da un incompetente oramai certificato? Se dietro quella sfilza di sei e sette ci fosse un malinteso, se dietro ci fosse qualche potenza straniera per far promuovere i meno capaci e così costituire una futura classe dirigente di incompetenti? Quanti drogati in più dovremo aspettarci nei prossimi anni per effetto di insegnamenti impartiti da bocciati? Mio dio, mio dio. Coi paradossi si può scialare, Giannino dice una cosa giusta, ma sbaglia. L’alto numero di bocciati non certifica che è tutto sbagliato l’insegnamento che hanno ricevuto i nostri bambini e neanche che sarà sbagliato ciò che succederà di qui in avanti, certifica che il rimedio al precariato, concorsone con i computer che impazzivano, con domande cervellotiche, con un tempo insufficiente, non è idoneo a selezionare i migliori. Con l’anedottica, anche il Corriere della Sera si è cimentato, ci si lastricano le strade dell’inferno, non si costruisce un ragionamento pulito. Veniamo al sodo: i precari della scuola sono vittime dell’abuso dei contratti a termine, Giannino definisce vergognoso tale abuso, bravo, poi però, licenza poetica, aggiuge: il concorsone vi ha definito inadatti, fottetevi. Questo bisognerebbe fare? Hai fatto cinque, dieci, quindici anni, dentro la scuola, e ora, a cinquantanni, vattene dove ti pare. Paradosso per paradosso, perchè non chiediamo i danni a questi paraculi che hanno bocciato e promosso i nostri figli?
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