Discorso inattuale sulle Olimpiadi a Roma - cosimo arnone -

Lo so di essere inattuale, ormai chi si ricorda più della candidatura i Roma alle Olimpiadi di chissaquando? Tutto viaggia in fretta e Renzi si è già spostato sulla Napoli – Palermo con ponte annesso, il dibattito pubblico ridotto a brandelli dalla comunicazione social ogni minuto produce battaglie infuocate che consumano manciate di like e non lasciano altro se non la sensazione di incompiutezza. Dicevo dell’inattualità e quindi proseguo sul terreno che mi sono scelto, le olimpiadi. Come è noto a collezionare esempi si riesce a dimostrare qualunque tesi, i favorevoli alle olimpiadi a dire quale paradiso si prospetta coi cinque cerchi, i contrari a paventare l’inferno dei debiti, della corruzione, del malaffare. Io penso che ci sia verità in ognuna delle due tesi, il discrimine per la scelta deve essere quello delle allocazione delle risorse. Badate bene anche qui, la situazione è controversa, le olimpiadi come volano di sviluppo e lavoro, le olimpiadi come mostro che, producendo debito, porta, appunto, sottosviluppo e disoccupazione. Le stesse categorie di sviluppo e lavoro devono essere messe in causa, sviluppo per chi, lavoro come? Quando uno è disoccupato farebbe qualunque cosa per mantenersi in vita, tuttavia se si decidesse da un giorno

 

 

all’altro di abolire la produzione di tutte le armi, sarei felice di gestire la disoccupazione conseguente. Non penserei all’occupazione se la proposta fosse contraria alla parte della società che vorrei rappresentare, penserei all’occupazione ogni ora del mio tempo, in attività che fanno stare meglio tutti. Detto questo, le Olimpiadi sono un evento evocativo non solo di malaffare debiti e ruberie, sono anche una cosa fica, un argomento di discussione spensierata, di riflessione profondissima , pensiamo al limite del corpo umano, al limite della mente allenata, al limite delle persone handicappate che superano i limiti di noi normali pantofolai. Alla potenza evocativa dell’avvenimento olimpico, bisogna rispondere con uguale livello evocativo, sinceramente da spettatore ininfluente non mi è parso che noi, contrari alle olimpiadi, siamo stati al livello adeguato. Lo spettacolo della sindaca Raggi è stato dal mio punto di vista, indecoroso. Convocare qualcuno e poi dargli buca è un gesto indegno dell’amministrazione della città più bella del mondo, chi si è beato di tale maleducazione sbaglia, non ci si bea di una debolezza evidente. Hai le tue ragioni, magari sono anche le mie, magari sono quelle della maggioranza dei miei amici, va tutto bene. Se convochi qualcuno, sei puntuale e gli dici in faccia, anche a nome mio, che non sei d’accordo con le olimpiadi. Poi c’è la seconda questione: se manifesti la paura per i tentacoli della mafia sugli appalti e gli altri ti dicono: facciamo come dici tu, la tua motivazione è smontata. Oppure devi accettare di non essere in grado, proprio tu, di opporti alla mafia, al malaffare, alle gestioni allegre. In genere non ti dicono fallo tu, ti dicono fidati di me. Se mi dicessero di fare come pare a me e il progetto generale mi convincesse, io prenderei al volo l’occasione, non me lo farei ripetere. Così disse Di Maio in tempi non sospetti: se governiamo noi le facciamo, se governano loro ci opponiamo. Mi è dispiaciuto che alla fine, non i cinque stelle, non la Raggi, non Grillo, ma noi che saremmo portatori di un’altra visione del mondo, siamo apparsi come quelli che hanno paura a governare fenomeni complessi oppure ad opporvisi in nome di un altro modello di sviluppo e sport.

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