Elezioni a pensarci bene è stato un gran successo. - cosimo arnone -

Per noi che stiamo in questa parte del mare il punto di partenza non può che essere la sconfitta. Ma questa non sarà l’analisi delle colpe altrui, le cose lasciate per strada, la dichiarazione sbagliata.  Il mondo è pieno di persone che sono in grado di dare la colpa agli altri, lascio volentieri a loro il compito. Mi annoio ad accodarmi.
Devo fare per forza una premessa, forse necessaria.
Tanti anni fa quando c’erano le sezioni dei partiti e i partiti, dopo le elezioni c’era un appuntamento imprescindibile: l’analisi del voto. Si partiva dalla situazione internazionale e si arrivava al marciapiede rotto vicino la chiesa che forse aveva influenzato il voto nel seggio tal dei tali.  Nell’epoca dell’immediatezza il ragionamento come quello che ho descritto è roba desueta, facciamo un altro partito, inventiamo un nuovo nome, cerchiamo un nuovo leader.
Non parlerò di dati e percentuali, non parlerò di flussi elettorali, una volta si faceva così e si faceva bene ma, come è noto, non è stato sufficiente. Direi che non sarà sufficiente neanche se fatto bene ma slegato da quello che dirò nelle prossime righe.
Le persone sono arrabbiate, tanto. Sfogano la loro rabbia contro i nemici?
No, se la prendono un po’ con tutti, meno che con quelli che appaiono più o meno col loro stato d’animo. Votiamo sulle sensazioni, vorremmo urlare, troviamo qualcuno che urla e gli diciamo bravo col voto.
Hai voglia a dire del tuo programma, hai voglia a dire che le proposte degli altri sono irrealizzabili, l’elettorato entra in modalità acquario e vede soltanto che muovi la bocca. Non puoi competere con i professionisti del malanimo. Ecco, il malanimo, qualcuno si è adombrato per non aver intercettato il voto per vendetta che invece è andato a Di Maio e a Salvini. Lo capisco ma non condivido, col malanimo non vai da nessuna parte, ci vuole la politica.
Ecco la politica: diceva uno che la politica è sangue sudore e merda, non è proprio la definizione che più mi appassiona ma certo significa che non è il regno di forchetta e coltello. Capire che la politica è sporcarsi le mani anche quando non vorresti, sarebbe un bel passo avanti. Secondo altri la politica è un patto fra miserabili, anche qui c’è del vero ma è un vero che spalanca le porte e i portoni al peggio che c’è nel dibattito pubblico. Non può essere la nostra politica un patto fra miserabili, in primo luogo perché, guardiamoci in faccia, non siamo miserabili, possiamo perdere ma non siamo miserabili. La politica è anche l’arte del possibile, una volta stabilito che non puoi avere tutto magari puoi indirizzarti ad un pezzo, io non ci vedo niente di male, se riesci a non confondere la parte col tutto. Ma la politica è, definizioni a parte, un mezzo per realizzare una cosa infinitamente più grande: la prospettiva, qualcuno direbbe l’orizzonte.
Ecco se devo dire di una mancanza che certo non viene da oggi, direi proprio quella di una prospettiva credibile e gioiosa.
Per me, ma certo forse non sono attendibile, è mancata una visione della società, non un programma. Come vogliamo che siano i rapporti sociali nella nostra società? Secondo me a questa domanda non c’è stata risposta.
Da quello che ho visto l’offerta che è stata fatta all’elettorato è stata la seguente: fottiamoci fra di noi. Il voto utile per fottere LEU il voto utile per fottere Renzi, il voto utilissimo per fottere sia LEU sia Renzi. Avete capito mi riferisco a quelli che nel campo che considero mio, hanno superato l’uno per cento. Con questa offerta, per tornare al discorso principale, complessivamente si è raggiunto un risultato straordinario perché i parenti più stretti non ci hanno abbandonato.

un risultato straordinario

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