La domenica specialmente - cosimo arnone-

Mi capita di fare la spesa la domenica, meno nei giorni festivi festivi tipo il primo maggio, tipo il venticinque aprile. In quei giorni mi da fastidio entrare in un posto a prendere una boccia di vino, mi farebbe piacere che chi sta lavorando non lavorasse quei giorni, mi piacerebbe che andasse ad una manifestazione e poi ad una bella merenda in un parco o ai giardini pubblici. Magari a loro, ai lavoratori di quei supermercati, ai lavoratori dei centri commerciali, non andrebbe di andare ad una manifestazione ma forse ad una merenda si. Magari vorrebbero fare altre cose, mi farebbe piacere pure se volessero fare altre cose. In certi giorni il lavoro è come una parolaccia in bocca ad un bambino, non ci sta.
La domenica non mi fa questo effetto, la domenica è un giorno come un altro, non sono religioso, non dedico nessun giorno al signore.
Ora è in corso una discussione assai animata sul lavoro domenicale e festivo.
Per prima cosa io distinguerei appunto il festivo e il domenicale.
Nel giorno festivo, si decidano quali dal punto di vista civile e religioso meritino questa qualificazione, anche i lavoratori del commercio devono fare festa. La domenica invece è tutta un’altra questione. In molti casi la domenica è il momento in cui uno può regolare i conti con la spesa, con gli acquisti, non sono nessuno per insegnare il galateo delle compere, per esperienza so che tante volte è capitato a me di dover fare acquisti, l’ho fatto senza vergogna prima e senza rimpianto dopo.
Quindi primo punto: festivo chiuso, domenica aperto.
Poi c’è la questione degli orari, siamo entrati nell’era del sempre aperto, ci sono catene di supermercati che già fanno così, una sera mi è capitato di trovare gente in fila alla cassa dopo le 22, non si può prendere tutto. Il banco del fresco è chiuso puoi comprare le buste di affettati, quello che rimane delle verdure, il pane confezionato, surgelati, carta igienica, cose così. Sono cose indispensabili? boh. Lo saranno per chi va a comprarle, ti pare che mi devo mettere a discutere del paniere della spesa di un disperato che alle 23 invece di stare in mutande a casa sua, sta in fila ad una cassa? Per me e questo e il secondo punto, l’orario deve essere libero.
Poi c’è la questione delle questioni: se apro la domenica, se tengo aperto duecento ore al giorno, l’orario dei lavoratori di questi posti deve essere ridotto. La paga deve essere ridotta? No la paga deve essere intera, una cosa tipo 30 ore a settimana pagate 36. Il lavoro impiegato in questi posti può essere precario? Tipo gente assunta solo per la notte oppure solo per il sabato e la domenica? No amici se volete la domenica, se volete rimanere aperti, dovete mettere in campo una ragione di scambio che sia ragionevole.
Terzo punto: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
Per tutto questo basterebbe un accordo sindacale? l’accordo sindacale è indispensabile ma secondo me, per la particolare conformazione del tessuto commerciale del nostro paese, servirebbe anche una legislazione di sostegno. Una cosa che aiuti i lavoratori delle piccole imprese ad avere gli stessi diritti di quelli delle grandi, una cosa che contenga i poteri delle grandi imprese e in qualche modo attenui la concorrenza che altrimenti diventerebbe assolutamente insostenibile per i piccoli.
Ma adesso viene il bello.
Ci sono lavoratori e lavoratrici per i quali la distinzione fra lavoro festivo e lavoro domenicale semplicemente non esiste, molti lavoratori dei settori pubblici, molti lavoratori dei settori privati. A Natale o il Primo Maggio un detenuto è detenuto se è detenuto, e così un malato oppure un arrestato per il quale si deve svolgere l’udienza di convalida, oppure un impianto produttivo a ciclo continuo, eccetera,eccetera.
Questi lavoratori e queste lavoratrici hanno gli stessi diritti di tutti gli altri e sarebbe veramente un grave errore non considerarlo. Da qualche parte ho visto una dichiarazione sindacale che per giustificare la differenza fra lavoratori sosteneva che essa fosse insita nel destino.Tu hai scelto di fare il medico ospedaliero, il poliziotto penitenziario, il vigile del fuoco, lo sapevi prima che ti avrebbero sfondato le corna, io invece lavoratore del commercio che sono stato assunto venticinque anni fa non lo sapevo, ai miei tempi non si lavorava la domenica figuriamoci i festivi.
Ecco se la buttiamo così facciamo tanti danni. Proprio su FB mi sono imbattuto  nel post di una infermiera che ridicolizzava quelli dei supermercati perché lei la domenica e i festivi le toccavano da sempre come turno.Operatori della grande distribuzione contro infermieri e viceversa, proprio quello che non ci serve.
Per i lavoratori e le lavoratrici che non possono distinguere fra festivi e domenicali la riduzione di orario  a parità di stipendio o salario deve essere più marcata, a lavoro uguale stipendio uguale a lavoro diverso stipendio diverso.
Quarto punto:sotto lo stesso tetto ci deve essere lo stesso contratto.Vale il punto terzo, mica puoi fare il furbastro, chi svolge un lavoro disagiato deve essere garantito dalle stesse regole, non dai sub appalti.
Conclusione provvisoria: eviterei di mettere in mezzo la famiglia che deve essere salvata da qualcuno uomo o dio, ognuno ha la sua di famiglia e la salva come ritiene opportuno, mi concentrerei sulla questione dei diritti nei luoghi di lavoro e sulla retribuzione. Mi concentrerei sulla questione della riduzione dell’orario di lavoro che per altro, sarebbe agganciata ad una questione concretissima, comprensibile anche da tutti quelli che devono o vogliono comprare la domenica o dopo le 19.

se non puoi farne a meno

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